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Ogni anno, solitamente nel mese di Ottobre o di Novembre, con grande enfasi e con una buona pubblicità sui giornali, i principali istituti finanziari lanciano iniziative legate al cosiddetto “Mese dell’Educazione Finanziaria”. Spot pubblicitari, conferenze, eventi, e materiali divulgativi appaiono in quantità, tutti apparentemente con un nobile scopo: educare il cittadino alla gestione responsabile delle proprie finanze. Fino a qui tutto sembrerebbe essere una cosa molto bella e utile, in realtà però le cose sono leggermente diverse da come appaiono. Un’analisi più attenta fa emergere delle perplessità: è davvero una forma di educazione o si tratta di un’operazione di marketing mascherata da altruismo? Il sospetto è che l’obiettivo reale sia indurre i cittadini a far gestire la propria liquidità (che complessivamente ammonta a circa 1500 miliardi di euro) tramite la vendita di prodotti finanziari che portano guadagni più alle istituzioni finanziarie che ai cittadini stessi.
In questo articolo analizzeremo le criticità di questa operazione, le alternative educative possibili, e proporremo soluzioni concrete per una vera alfabetizzazione finanziaria.
Educazione Finanziaria o Indottrinamento Mascherato?
L’educazione finanziaria, nel suo concetto più puro, dovrebbe essere uno strumento per dare ai cittadini gli strumenti necessari a comprendere e gestire in autonomia le proprie finanze, al fine di compiere scelte finanziarie sempre più consapevoli, informate e coscienti. Tuttavia, le iniziative promosse durante il Mese dell’Educazione Finanziaria spesso assumono una forma diversa. Le banche e le assicurazioni, presentandosi come “maestre” del risparmio e dell’investimento, tendono a enfatizzare la necessità di affidarsi ai loro prodotti e servizi. Questo spostamento di focus porta a una distorsione del messaggio educativo: più che formare cittadini capaci di investire autonomamente e consapevolmente, queste campagne finiscono per rafforzare la dipendenza da queste stesse istituzioni.
Le iniziative promosse, spesso, riguardano presentazioni dei prodotti finanziari, in modo da farli conoscere ai cittadini al fine di poterli vendere: più che eventi di educazione finanziaria, queste iniziative si tramutano in messaggi promozionali, per cercare di far investire la liquidità che i cittadini hanno nei propri conti correnti. Questo messaggio parzialmente può essere corretto, ma diversi fattori denaturano la bontà di queste iniziative.
La fiducia cieca che si cerca di instaurare nei confronti delle banche e delle assicurazioni è pericolosa, soprattutto perché molte di queste realtà sono mosse da conflitti di interesse. Le banche, infatti, guadagnano principalmente vendendo prodotti finanziari, spesso non adeguati alle reali necessità del cliente. Allo stesso tempo, molti cittadini si ritrovano inconsapevolmente coinvolti in meccanismi che non comprendono, con il rischio di sottoscrivere investimenti inadeguati o eccessivamente rischiosi. Infatti, rarissime volte si tende ad informare i cittadini in maniera completa e indirizzarli ad un vero servizio di consulenza, per tutto il resto si tratta semplicemente di vendita.
Bisogna comunque specificare che ci sono anche delle ottime iniziative, promosse in questo mese, soprattutto dalle autorità di vigilanza, come la Consob e la Banca d’Italia, che mirano a fare una corretta divulgazione, ma il fenomeno, se pur lodevole, resta comunque circoscritto.
Nonostante queste iniziative e questi sforzi, i cittadini italiani occupano sempre le ultime posizioni tra i paesi europei per le competenze legate alla finanza personale, (articolo) quindi il rischio di prendere decisioni sbagliate, affidandosi ciecamente alle istituzioni finanziarie, diventa sempre maggiore e deve essere gestito e valutato con la massima cura.
Quali soluzioni potrebbero essere messe in atto per creare vera educazione finanziaria?
Educazione a Scuola: Un’opportunità Sprecata?
Una delle risposte più comuni alla necessità di alfabetizzazione finanziaria è il tentativo di portare l’educazione finanziaria nelle scuole. Tuttavia, anche qui sorgono numerosi dubbi sulla reale efficacia di tali iniziative. Insegnare finanze nelle scuole può sembrare un’ottima idea, ma la sua applicazione pratica spesso rivela una serie di criticità.
1. Problemi con i Formatori
La prima grande problematica riguarda chi effettivamente insegna queste materie. In molti casi, gli insegnanti incaricati non hanno una formazione specifica e si limitano a trasmettere concetti di base, spesso in modo troppo teorico. Molti docenti, ad esempio, non sanno e non conoscono come funziona il proprio fondo pensione di categoria, continuando a perdere soldi che avrebbero gratis al momento della pensione. Al contrario, quando sono professionisti del settore, come bancari o assicuratori, a prendere in carico i corsi, si rischia di creare situazioni di conflitto d’interessi, in cui i docenti potrebbero promuovere prodotti finanziari piuttosto che trasmettere conoscenze neutre e obiettive.
2. Programmi Didattici Limitati
Un altro problema riguarda i contenuti stessi dell’insegnamento. I programmi scolastici, quando includono l’educazione finanziaria, spesso si concentrano su concetti semplicistici, come il risparmio o la prevenzione delle truffe online. Questi argomenti, per quanto importanti, non coprono le tematiche cruciali di cui un cittadino dovrebbe essere consapevole, come il concetto di interesse composto applicato negli investimenti reali, la gestione del rischio-rendimento o la pianificazione a lungo termine per la pensione. Senza una vera comprensione di questi elementi, gli studenti restano vulnerabili e impreparati.
3. Scarsa Continuità
L’educazione finanziaria dovrebbe essere un percorso continuativo, integrato nell’educazione degli studenti nel corso degli anni. Tuttavia, attualmente, la sua presenza è frammentaria e discontinua, limitandosi spesso a qualche lezione sporadica o a iniziative extracurricolari. Questa mancanza di continuità riduce l’efficacia complessiva del processo educativo.
4. Percezione degli Studenti
Infine, c’è il problema della percezione stessa degli studenti. Se l’educazione finanziaria viene inserita come materia obbligatoria, potrebbe sottrarre spazio ad altre discipline già sovraccaricate di contenuti. Se invece viene proposta come materia extracurriculare, la partecipazione potrebbe essere limitata solo agli studenti già motivati, escludendo chi potrebbe trarne maggiore beneficio.
L’Alternativa dell’Educazione Finanziaria Online
Oggi, grazie alla rete, è possibile trovare un’alternativa più flessibile e, in molti casi, più completa all’educazione finanziaria scolastica: l’autoformazione online. Oggi l’ignoranza è stata debellata. Chiunque voglia informarsi su qualsiasi argomento, lo può fare quasi gratuitamente. E questo vale anche per la finanza personale.
Accesso Libero e Gratuito e privo di conflitto d’interesse
La grande forza dell’educazione online risiede nell’accessibilità. Numerosi esperti e piattaforme offrono corsi gratuiti, video didattici, articoli e approfondimenti sulla finanza personale. Questo consente a chiunque, indipendentemente dalla propria età o posizione sociale, di accedere a informazioni aggiornate e di qualità.
Un altro aspetto importante è che molte delle risorse online sono create anche da consulenti finanziari indipendenti, che non sono incentivati a promuovere specifici prodotti o servizi bancari. Questo riduce notevolmente il rischio di subire pressioni o influenze indebite, migliorando l’oggettività delle informazioni trasmesse.
Una Proposta per una Vera Educazione Finanziaria
Per superare l’inganno del Mese dell’Educazione Finanziaria, è necessario sviluppare un nuovo approccio che unisca la flessibilità dell’apprendimento online con una solida formazione accademica, in modo da poter entrare in maniera sistematica nel bagaglio culturale di ogni italiano. Ecco alcune proposte:
1. Educazione nelle Scuole Superiori e Università
L’educazione finanziaria dovrebbe essere integrata in modo più strutturato nei programmi delle scuole superiori e delle università, con corsi specifici magari in ogni corso di laurea, che trattino temi cruciali come:
– Educazione fiscale: comprensione delle tasse, del bilancio statale e della spesa pubblica.
– Sistema previdenziale: conoscere il funzionamento delle pensioni e come pianificare il futuro previdenziale.
– Educazione finanziaria: risparmio, investimenti, gestione dei rischi, apertura di conti su broker e fondi pensione, pianificazione della pensione e prevenzione delle truffe online.
2. Formatori Indipendenti e Qualificati
I formatori dovrebbero essere esperti indipendenti, come consulenti finanziari autonomi o professionisti appositamente formati, che non abbiano conflitti di interesse e siano capaci di rispondere alle domande degli studenti in modo chiaro e trasparente.
3. Apprendimento Continuo e Pratico
Infine, l’educazione finanziaria dovrebbe essere un processo continuo, che prosegue anche oltre la scuola, con la possibilità di accedere a risorse pratiche e aggiornate. Piattaforme online, workshop e programmi di formazione continua potrebbero aiutare i cittadini a mantenersi aggiornati su un mondo finanziario in costante evoluzione.
Conclusioni
Il Mese dell’Educazione Finanziaria, così come viene attualmente proposto, rischia di essere poco più che un’operazione di marketing, volta a indirizzare i risparmi dei cittadini verso le casse delle banche e delle assicurazioni. Per una vera alfabetizzazione finanziaria, è necessario un cambiamento profondo, che metta al centro il cittadino e la sua capacità di gestire autonomamente e consapevolmente le proprie finanze. Solo così si potrà raggiungere l’obiettivo di una società realmente consapevole delle proprie scelte finanziarie.